Nel settore della cantieristica navale l'Italia è leader mondiale nel segmento navi da crociera, con una quota di mercato del 43%. Dati ancor più rilevanti se si considerano le prospettive di crescita esponenziale che riguardano il segmento; si stima infatti un elevato potenziale di domanda a fronte della corrispettiva crescita del turismo marittimo, in particolare nelle zone del Nord America (Assonave Relazione 2006-2007).
Risulta evidente il ruolo di primaria importanza del particolare settore industriale nell'economia del Paese, eppure raramente l'immagine dell'industria italiana viene associata alla cantieristica navale; per esempio, con riferimento alla regione Friuli Venezia Giulia, si parla spesso di distretto del mobile, di industria agroalimentare, enologica e del caffè, ma ben pochi, in italia e all'estero, sono consci del ruolo dell'industria navale.
Non facciamo qui riferimento ad analisi di settore, piuttosto che alle competenze degli addetti ai lavori o degli enti economici di riferimento; stiamo parlando di immagine! Il senso comune, il grande pubblico, il cittadino medio italiano non è consapevole del ruolo strategico della cantieristica navale.
Principale motivo di tale lacuna, o comunque aspetto che qui intendiamo affrontare, è la quasi totale assenza di una mentalità di marketing nel contesto di riferimento; cantieristica navale in Italia significa parlare di Fincantieri, un'azienda di origine parastatale e, forse proprio per questo fino a qualche tempo fa, poco propensa a promuovere e pianificare la propria immagine... ma qualcosa sta cambiando!

Il restyling non si limita alla grafica, il sito si arricchisce di contenuti multimediali primo fra tutti il video aziendale, assolutamente evocativo e incentrato sul ruolo nazionalista di Fincantieri (ormai una moda, vedi anche Fiat); numerose e internazionali le fiere a cui si preannuncia la partecipazione e, a titolo di completezza, non manca il rinvio alla comunicazione su mezzo stampa.
Insomma, onore al management che ha promosso questo restyling e speriamo si tratti solo dell'inizio di una grande rivoluzione della cultura aziendale e, di riflesso, del sistema economico nazionale nel suo complesso!
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