Sono da sempre convinta del grande valore della rete in termini di trasparenza e onestà intellettuale, seppur consapevole delle logiche che governano l'indicizzazione su Google, del ruolo di AdWords, del proliferare dei redazionali sui blog, etc. Rimango comunque dell'idea che, almeno in linea teorica, i suggerimenti alle aziende sia di agire nel rispetto delle regole del web e non con l'obiettivo di imporre il proprio controllo; altrettanto vero che se l'engagement dell'utente web si fonda su dei contenuti di reale interesse e se c'è una reale condivisione con i valori del brand, il gioco è fatto!
Eppure... in un'epoca di crisi di valori e di relazioni basate sulla mera apparenza, non è realistico pensare che il valore sociale dell'individuo si fonda sul numero di amici su FB (I like della fanpage aziendale) piuttosto che sulla qualità delle relazioni? Non è che nel pianificare la perfetta strategia di social media marketing, stiamo sopravalutando le aspettative dei potenziali consumatori finali?
Una voluta provocazione, ma per concludere un po' di sano ottimismo:
Come tutti sappiamo, nessuno ci credeva eppure: